giovedì 27 maggio 2010

La mia macchina giallo ocra

Io avevo 19 anni, la patente, una macchina ed ero bellissima. Anche la mia macchina aveva 19 anni ed era bellissima. Andavo a prendere i miei amici e loro mi dicevano "Che bello, andiamo con la macchina che ha l'odore della macchina di mio nonno". E per me era una cosa bella anche quella. La macchina del mio nonno aveva proprio un odore di macchina del nonno.
Poi qualcuno che non capiva diceva che quella macchina ce l'avevamo solo io e i Vu Cumprà ( non avevano ancora inventato gli extracomunitari), e io dicevo "Ah, Vu Cumprà?" e loro mi dicevano "Neanche se mi paghi te".
Io mi sentivo bella e vu cumprà e bella, in giro con la mia macchina giallo ocra.

La mia macchina giallo ocra aveva anche una radio. Non c'era l'mp3, non c'era il cd e non c'era neanche la cassetta. Prendeva solo radio capodistria e pure male. Però una volta io e la Francesca siamo tornate dal pub e alla radio c'erano i doors su radio capodistria e noi ci sentivamo le più fighe ragazze del mondo.

La mia macchina giallo ocra aveva un volante gigante, enorme e ricoperto con il corpivolante di pelle con i bottoni. Sottile e enorme, mi sembrava di guidare un camion. Lo rimpiango sempre, quel volante sottile e enorme.

La mia macchina giallo ocra andava a metano (5 mila lire un pieno, tre bombole nel bagagliaio, 250 km da segnare assolutamente sul foglietto volante che se non lo segnavi restavi anche a piedi), aveva la prima, la seconda, la terza e la quarta e quando salivo in prima a tavoletta su per le vie ripide del mio paesino, ma ripide così, io pregavo. Pregavo e sentivo che anche lei pregava. Quando ne portavo quattro con me, invece, non credo fossero proprio preghiere, le sue. Io invece ripassavo rosari e rosari e costringevo a rosariare anche gli altri.

La mia macchina giallo ocra a metano, dietro, aveva un sedile unico lungo di finta pelle nera plasticosa a buchetti. A pensarci bene, adesso, era un letto comodissimo. A pensarci bene, adesso. Allora non ci ho pensato bene per niente. Che sema.

La mia macchina giallo ocra, un giorno, è finita allo sfaciacarrozze. I mei genitori han dovuto anche pagare, perché se la portassero via. Non c'è proprio rispetto per il dolore, delle volte.
E infatti ogni volta che ci ripenso, un po' sto male. Piango dentro di commozione. Io, con lei, ho imparato a guidare. Andavo a fare le guide nel parcheggio vuoto di fronte a casa, con la mia amica Francesca. Un giro io e un giro lei. Però non ci veniva mica in mente di come poter usufruire di quel sedile unico e lungo dietro. Che seme.

Un giorno un ragazzo mi ha visto con quella macchina. Forse era già un pochino innamorato, forse. Sarà. Però mi ricordo che è stato tutta la sera a parlarmi della mia macchina, che era bellissima e me la fai provare. No, non posso. Se vuoi però ci puoi salire al posto dell'autista, ma per poco e da spenta. Va bene. E poi è sceso subito perché io non volevo tanto. Però adesso è mio marito. Per dire.

E insomma oggi mi è tornata in mente lei. Non perché ne ho vista una. Non se ne vedono più, in giro.
E a ripensarci mi è venuto in mente tutto un periodo, tutti i ricordi legati ad un volante gigante e all'odore di macchina di nonno e di radiocapodistrie.
Non è che la vorrei, adesso. Se l'avessi ancora, probabilmente avrebbe fatto la fine dell'auto lasciata nel campo, con le erbe che le crescono dentro e attorno a far da gioco per i bambini (che, voglio dire, anche magari).

Comunque tutto passa, 'via.
(Sì sì, passa tutto. Ma mi sa tanto che quella lì, la macchina giallo ocra, non la batterà mai nessuno).

martedì 25 maggio 2010

Di libertà in libertà

La Gelmini si dice aperta alla proposta di un Senatore del pdl di aprire le scuole il primo di ottobre.

Quisquilie. Dilettanti.
Tolgano l'obbligo del tutto e non se ne parli più.

giovedì 13 maggio 2010

Non smettono

Interno aula scolastica. Ora di pranzo.
Dialogo con un quasi quattrenne.



- Io non voglio stare seduto a mangiare vicino a loro.
- Perché?
- Perché mi fanno paura.
- Paura? E di che?
- Ho paura perché non smettono mai di essere cinesi.

martedì 11 maggio 2010

Inadattamento

- Hai preso 20 minuti di sole e ti stai spellando?
- sì.
- Come sei inadatta, alla sopravvivenza.

mercoledì 5 maggio 2010

Poesia Improvvisata




"La terapia intensiva alla primula sta già dando i primi frutti".
- veramente la primula non ha frutti.
- eh, vabbè, sta già dando i primi fiori.
- la tua primula non ha fiori.
- cheppalle. "La terpia intensiva alla primula sta già dando le prime foglie". Va bene? Sei contento adesso? Così fa schifo, però, dai!
- eh, certo. manca il ritmo, certo certo
- Aha, fai lo spiritoso? bene bene. Ed ora, per fartela pagare, ascolterai la mia poesia di primavera inventata su due piedi, diciamo la mia "Poesia Improvvisata".
- cosa devo pagare, io, scusa?
- che non capisci la poesia che ho dentro.
- ma veramente io...
- "ma veramente io" un corno. adesso zitto e ascolta. anzi, guarda anche, che te la recito
- NO, la recita no, ti prego no.
- e invece sì.

Vedi? bisogna prepararsi, fare così con le dita, a forma di ok, che poi fai tutto un semicerchio, capito? prova. puoi provare, se vuoi. prova! e poi fare un bel respiro, e inizio.

Titolo: E' primavera

- sì, infatti...
- zitto! che mi rovini l'ambient
- ti rovino cosa?
- l'ambient, zitto. son già pronta con le dita, vedi? è primavera (e faccio così con le dita, un bel semicerchio)

E' primavera
una rondine non fa primavera,
non ho visto nessuna rondine, io.
E' primavera
una rondine non fa primavera
ma caga come a maggio.

- Poesia pura, direi
- zitto, non è finita
- ah, scusa. vai vai

E' primavera
- e fin qui...
- ma stai un po' zitto per favore? non capisci mica, oh!

E' primavera
il gatto fa meeoooooo meeeoooo iiisssshhhh
il gatto fa fssssss fssss fsss
contro l'altro gatto
fa tuuum tuuum tuuum
che scappa sopra il tetto.

- certo che tu reciti proprio benissimo eh. fa vedere fssss, con quegli artiglietti...
- ma zitto, insomma! comunque: fsssss fsssss. brava eh? ma non è finita ancora, va avanti. 'spetta.
- (che culo) vai vai che son curioso

E' primavera (sempre così con le dita)
il gatto piscia sulla mia terrazza
perché, gatto? perché pisci sempre sulla mia terrazza?
E' primavera
tu pensi che io mi dia le arie?

- no no, assolutamente
- zitto! fa parte della poesia. Guarda che ricomincio
- oddio! muto, mutissimo. Ingoiato lingua.
- bravo.
- comunque quest'ultimo verso sembra una canzone di Piero Ciampi
- non c'entra adesso. zitto. Piero Chi?
- Piero Ciam
- comunque zitto. Ascolta me.

E' primavera.
veramente?
E' bella,
la primavera.

- ...
- è finita.
- ma è bellissima amore mio, bellissima! davvero, complimenti soprattutto per la recitazione, molto sentita proprio, ho provato delle emozioni dentro, forti, veramente. Grande, G R A N D E.
- cioè, è inutile che applaudi anche, adesso
- ...
- e che mi guardi con quella faccia. tranquillo che facciamo l'amore lo stesso, eh, me la puoi dire la verità, che ti fa schifo.
- noo, ma scherzi? stupenda. S t u p e n d a.
- smettila.
- ok. fa schifo. facciamo l'amore?

- comunque con tutti i tuoi intermezzi me l'hai rovinata
- però facciamo l'amore lo stesso, vero?
- ma ce l'hai sempre nella testa, proprio
- ma certo
- cioè, lo facciamo più volte noi che tutti i cinesi messi insieme
- questa frase non ha senso, lo sai, vero?
- adesso vorrei avere una rubrica, la posta del cuore, tipo. Cioè, la prima che mi scrive "cara zia susina, mio marito non vuole mai fare l'amore con me, cosa devo fare?", io le risponderei: "e lamentati, anche!"
- ed ecco perché, tesoro, tu non hai una posta del cuore in nessuna rivista.
- vabbè, lo sai? con tutto 'sto parlare e 'sto recitare, mi è venuta un po' voglia.
- eh, sarà la primavera, cara
- sarà. Piaciuta poesia?
- no
- ok, c'ho provato. ffssssss.


Fine

lunedì 3 maggio 2010

Can can

"Una ballerina può essere interessante, due ballerine lo sono di più, tre, quattro, cinque tutte uguali meglio ancora. Venti ballerine fanno effetto, trecento ballerine tutte vestite uguali sono un'industria, una catena di montaggio, una produzione in serie marca Broodway. Tutte fanno gli stessi gesti, mangiano gli stessi hamburger, bevono la stessa bevanda. Una che voleva la birra è stata licenziata."

In Fantasia, Bruno Munari, 1977