venerdì 31 agosto 2012

no lo so non lo so

Caro diario, è un periodo che sono nervosetta.
Oggi correvo sotto la pioggia, sempre nervosetta, non avevo l'ombrello e andavo in giro con il parasole della macchina sopra la testa, quella roba che si mette sul vetro per fare ombra. Avevo degli apuntamenti, poi ho sentito odore di vaniglia, veniva da una finestra, mi son venuti dei pensieri bellissimi. Che l'odore di vaniglia mi potesse svoltare la giornata, mai lo avrei creduto.

Son tornata a casa e non mi ricordavo una cosa della storia del Novecento, allora ho preso in mano "Il secolo breve", lo uso come manuale di storia, ho un'edizione del 1995, bella, con la copertina di cartone grosso, credo fosse la prima edizione italiana, l'avevo studiato per un esame, l'ho aperto, ha le pagine tutte ingiallite. Son diciotto anni fa, a me sembra proprio ieri, le pagine ingiallite m'hanno fatto pensare che atroché ieri, c'è passata mezza vita, in mezzo.
Caro diario, i lettori di ebook sono stupendi, ce ne ho uno e me lo godo tutto, ma le pagine ingiallite, ecco, non so se posso farne a meno.

Poi caro diario ho fatto un pensiero, ho pensato che la mia nonna, che adesso ha novant'anni, mai nel suo quotidiano per la strada le poteva succedere di sentire parlare in russo, e invece per mio figlio, che ne ha undici e vive al mare, è una cosa normalissima.
Ho pensato: mannaggia però, in una vita, quante ne passano.

Caro diario siamo solo a metà giornata. Vorrei spegnere il cervello che sono già stanca, oggi. Vado a comprarmi la vaniglia, piove, mi metto nel letto e mi faccio delle sniffate col naso dentro il sacchettino.

domenica 26 agosto 2012

basta poco

Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato delle cose molto strane, ho sognato che le guardavo un po' perplessa, non le capivo bene, non capivo molto che senso avessero, e poi c'era un tipo, nel sogno, come una vocina da dietro, che mi diceva: le vedi strane, quelle cose, solo perché sei una bigotta. Bigotta io? Ma dai, impossibile!
Cosa vorrà mai dirmi questo sogno, ho pensato al risveglio.

Poi siamo andati in un noto parco acquatico.

E allora ho fatto tutto quello che mi diceva di fare il microfonone, insieme ai miei bambini, mi son fatta trascinare, mi dicevano dai mamma dai! ma cosa stai ferma lì ma sei una vecchia, divertitiii!! e allora via! su le mani, urliamo insieme, tutti nella piscina nelle onde, yeeeeh salta salta salta! Uuuuuh! un carnaio indescrivibile, su le mani, le ondone, schizzi dappertutto, tutti a schizzarsi a comando del microfonone che parlava da lassù in alto, manco capivo cosa diceva, via a schizzarsi, fermi a schizzarsi, via a schizzarsi, così, a comando del microfonone, poi sono arrivati i ballerini con le ananas in testa (ma ero lontana, non sono sicura delle ananas, forse erano papaie), mi sembrava di essere dentro quel cartone animato, Madagascar, quando il leone faceva lo spettacolo e tutti sotto a guardare, e allora c'eravamo noi, tutto questo carnaio girato verso quello col microfonone e i ballerini, davanti a me vedevo delle gran schiene con le braccia alzate, e c'erano i miei bambini che ballavano a ritmo e io dietro anche io a ballare con il mio culone (mi sono solo nascosta, ammetto, quando hanno detto che ci riprendevano a tutti, di guardare il puntino rosso sull'orologio, che è una telecamera, io mi sono accucciata giù, cosa fai mamma tirati su, no no, state su voi), e via di schizzi a tutti, i bambini che ridevano come dei matti, la musica alta, i ballerini con le ananas in testa, o le papaie, o i manghi, ero lì, ho ripensato al mio sogno, mi son detta non fare la bigotta.

Oh, niente, mi son divertita.

domenica 19 agosto 2012

ho trovato questo pensiero sotto al divano mentre facevo le pulizie

E poi saltano i convenevoli e la stranezza di quello che siamo fa festa, che è un altro modo di dire che calata la maschera siamo quello che siamo e ne godiamo. Ma sono attimi che poi, quasi subito dopo, tornando a casa, ci viene un colpo, ci piglia lo straniamento, e una paura, ché così sembriamo nudi, e abbiamo paura di essere nudi, non siamo abituati a essere nudi, non ci hanno insegnato a essere a nostro agio, nudi, e allora succedono i casini grossi, rifanno banchetto i convenevoli, rimettiamo le maschere, ci proteggiamo dalla paura, fuggiamo. E perdiamo la possibilità di essere felici, nudi, di fronte a chi amiamo. E rimaniamo a rincorrere sempre quell'attimo che era giù tutto, e eravamo nudi, e eravamo noi.

venerdì 10 agosto 2012

ma mi mu

Son qua che ti penso che penso che mi manchi, che mi mancano le cose che facevamo che ci dicevamo che non ci dicevamo, anche. Son qua che mi manchi e penso che quella volta che era notte, per dirne una, e s'era fatto l'amore e poi mezzi addormentati e io a pancia in su e tu a pancia in giù con mezza pancia su di me e io con il braccio in su abbandonato e gli occhi chiusi e l'arietta fesca dalla finestra anche se era estate, un caldo boia, e a me era venuto così, proprio dal cuore, così di dire "Madonna, la felicità", con gli occhi chiusi, e tu prima silenzio, poi hai detto "Va bene".
Son qua che ti penso quanto mi manchi ed è troppo tempo che non ci sentiamo più, son qua che mi chiedo alla fine perché non ci sentiamo più? Non si dovrebbe mai non sentirsi più, non credo sia legale, penso io.
Son qui che penso che mi manchi e mi chiedo perché ci siamo lasciati, non so se l'ho mai capito bene, io, il perché, ma non credo. Ma mi mu andare vedere fare, e mi hai lasciato. Lì per lì magari deve anche essere sembrata una buona idea, lì per lì, che mi lasciavi, che avevo dei nervosi anche io, cosa credi. Lì per lì. Però adesso mi manchi, mi manca tutto, che "Madonna, la felicità" non l'ho detto più, non m'è venuto neanche da pensarlo più. Adesso che fa di nuovo caldo quando entra l'arietta di notte non penso più "Madonna, la felicità", penso "Madonna se mi manchi". Se comincio a chiedermi perché mi hai lasciato è un casino, chi capisce cosa hai nella testa, delle volte mi viene il nervoso che ti spaccherei la testa ma poi mi dico No va là, sai che schifo tutto quel materiale cerebrale in giro, ore e ore a pulire, e poi la testa non è mica come l'uovo kinder, che lo spacchi e dentro c'è la sopresa, non è mica come il salvadanaio di terra cotta, che lo spacchi e dentro ci sono i soldi, non è mica come il vaso di pandora, che lo apri e dentro ci sono i mali del mondo. No, forse questo esempio non va bene, a pensare a come sto adesso. Insomma, la testa se la spacchi dentro non c'è niente, c'è solo l'interno della testa, non deve essere nemmeno un bel vedere, infatti quando ti dicevo: Che bella testa che hai, e tu mi dicevi: Dove?
Quanto mi manchi però.
Quando ti dicevo che bella testa che hai, mica intendevo dentro, non intendevo neanche fuori, adesso che ci penso, visto che mi hai lasciato, non lo so neanche io cosa intendevo, forse non avevo neanche ragione.
E infatti adesso che son qui che ti penso, e che mi manchi, mi chiedo cos'ho io nella testa, visto che al pensiero di te mi sale un nervoso, ma un nervoso. Ma non la apro, la mia testa, se la aprissi per guardarci dentro, come faccio a guardarci dentro se me la sono aperta? Dove sono gli occhi per guardarci dentro mentre me la sto aprendo? Fisicamente è una cosa difficile da immaginarsi, con gli occhi che penzolano alla ricerca del guardare dentro la testa, anche meccanicamente la trovo difficile da fare. Poi abbiamo appurato prima che dentro non c'è la sorpresa da montare e neanche soldi e. No, i mali del mondo forse sì. Ed è per questo motivo principalmente che rinuncio ad aprirla.

Adesso non so come finire questa cosa che mi sono imamginata di uno che ha le mancanze perché è stato lasciato e non sa perché e ha i nervosi, l'ho scritto mentre mi annoiavo, proprio non so come chiudere, è un guaio questo, quindi faccio così, adesso mi faccio un caffè.