domenica 9 ottobre 2016

adesso come adesso

Stamattina mi sono svegliata pensando a tutti gli uomini stesi a terra a faccia in giù, uno di fianco all'altro, presi per mano, a formare una catena per un abbraccio alla terra, per dirle che le vogliamo bene. Poi ho pensato Ma siamo abbastanza? Poi ho pensato E le zone desertiche? Per quelle, veramente, avrei una soluzione, lì ci metterei tutti i vip. Poi ho pensato E negli oceani? Non so, non ho una soluzione. Poi mi son voltata e mi sono addormentata, come sempre rigida, con tutti i muscoli rigidi. Delle volte respiro, sento come se si smollasse tutto, una sensazione bellissima. Dura poco.

Però la mia gatta ha imparato a salire in ascensore per scendere; quando entra, adesso, si stende proprio sul pavimento dell'ascensore e fa le fusa. Perché siamo in una casa d'appoggio, diciamo, finché non si ristruttura la nostra.

Che io ho scoperto che traslocare così, che ti ritrovi con la tua casa chiusa in scatoloni sparsi in giro per garage, la cosa che mi fa sentire nuda è non avere i miei libri a portata. Delle altre cose non mi frega, mi sa.

Che poi uno si crede forte, che ne ha passate tante. Seh. Prova a traslocare. Ogni volta che devo scegliere qualcosa per la casa mi viene la dermatite nevrotica.

Ma forte cosa?

martedì 30 agosto 2016

del correre

Dice che correndo la mente si svuota e invece io credo che, correndo, svuotiamo proprio nella mente un cestinello di cazzate, a milioni, e siccome di posto ce n'è, la mente si riempie, non si svuota, di cazzate. Che sembrano anche logiche, lì per lì.

Allora, mentre corriamo, la mia amica mi dice che sarebbe meglio non pensare a niente ma che è impossibile non pensare a niente, e che però si può provare a pensare a una cosa sola. Allora le dico: pensiamo "conchiglie" (dovuto al fatto che è stata la prima cosa che ho visto per terra, a risparmio assoluto di energia mentale). E così, mentre correvamo, ogni tanto le dicevo, nel silenzio, CONCHIGLIE! Secondo me interrompevo il fenomeno di riempimento di cazzate della sua mente, rideva.

Poi dopo un po' le ho detto che avevo avuto un pensiero, gliel'ho detto, dico: non è facile trovare delle cose, escluse quelle estetiche, totalmente inutili, senza un loro anche recondito motivo per esistere così come sono, senza una loro ragione d'essere, per così dire. E lei mi ha detto: te ne dico un milione, e io le ho detto: dai, sentiamo; e invece non me ne ha detta nemmeno una. 

E io invece una l'ho trovata: le cornici dei quadri che se ci pensi, che senso hanno, per me basta il quadro. Lei è stata zitta, ho pensato che era meglio se mi concentravo sulle conchiglie, e ho continuato a correre a testa bassa, zitta, e abbiamo corso senza parlare, veramente dopo lei ha guardato il cellulare, però questa qui è una cosa, del cellulare, che racconto domani, magari.

mercoledì 17 agosto 2016

ferie

Ho sentito dire che la mattina, quando ci si sveglia, i primi minuti li dedichiamo a compiere sempre le stesse azioni; questo rituale servirebbe ad uscire dallo stato di sonno, a liberarsi del mondo onirico, a entrare piano piano nella realtà. 

Mi sono accorta che è proprio così: ogni mattina quando mi alzo la gatta si desta e mi segue (o mi precede, tanto sa già), andiamo in bagno, lei si struscia sul rubinetto del lavandino, faccio scorrere l'acqua così lei beve, faccio la pipì, poi vado in cucina, la gatta mi segue (o mi precede), tiro su la persiana, la gatta mi guarda, do da mangiare alla gatta, preparo la moca, prendo i biscotti, la tazzina, il cucchiaino, lo zucchero, aspetto il caffè, bevo il caffè, mangio i biscotti. 
Ogni mattina.

Poi torno a letto.
Ciao realtà.

mercoledì 20 luglio 2016

fatti di cuore

Sul divano, sto qua a fare le parole crociate col pennarello verde, svogliatamente, e poi sento una cosa al cuore, come un battito strano, un fruscio, non so bene spiegare. Mi fermo, guardo in su, ascolto se continua, non continua però poi penso: adesso muoio, lentamente, così, mi addormento, non soffro. Concentriamoci: meglio risolvere bene questo cruciverba sennò sai che figura, quando mi trovano.

E poi l'ho finito bene, che sollievo.

lunedì 11 luglio 2016

presente

Sono stesa all’ombra in terrazza, leggo, c’è una bella aria e mi sento distante dalla calura di questo 11 luglio. Un insetto, forse un’ape, sceglie il mio gelsomino per mangiare, mi sento di ringraziare, ringrazio, son convinta che mi abbia sentito. Passa il netturbino delle quattro, come ieri, un rumore fastidioso ma sopportabile. Un camion scarica la merce per l’albergo, non fa rumore. Sono tutti in spiaggia, io non ne ho voglia, se continua così questa sarà battezzata come l’estate bianca, come me, bianca. Facebook mi intossica, non ci vado più. Sono a metà di questo libro che mi piace e provo già nostalgia preventiva per quando l’avrò finito. Al momento non mi sento pronta ad affrontare nostalgie, a breve cambierò casa e già mi manca. Continuo a guardarla, stanza per stanza, la osservo a lungo, così come leggo, lentamente. Non voglio che finisca. Un presente che sembra vuoto si rivela, spesso, incredibilmente ricco.

lunedì 27 giugno 2016

(ribadisco)

Che oggi alle ore 16 è stato convocato il collegio docenti, che ad un certo punto tipo verso le cinquemmezzaequalcosa abbiamo sentito un boato e era il bidello  di là che urlava di gioia un GOOOOOOOOOOAAAAAOOUUOOOAAALOOOOOAAAAOOOOLLL e io in quel momento mi sono ricordata che giocava la nazionale, che poi alle sette finisce il collegio e scendo le scale e sento dire Adesso c'è il secondo tempo, che mi dico "pazienza" perché ho cose più urgenti, che mi libero solo alle 19,30 e finalmente entro in macchina per tornare a casa e accendo la radio e dico "me la sento qui", che mentre penso che è proprio meglio che io le partite o me le dorma o non le guardi, che così vinciamo, e che poi sento i cronisti in un crescendo di eccitazione eccitazione eccitazione eccitazione fino all'urlo del GGOOAAOOHHOOHHOAAAAAOOOOOAALLHHAAOOLLOLOOL" e io con gli occhi de fora senza respirare cercando di immaginarmelo che guido in preda alla più grande eccitazione e mi guardo intorno sul lungomare a destra e a sinistra tutti lì a guardare e allora 

STOP. 
NO, veramente, STOP.

Bar con la tele e tutti lì davanti a guardare.
Freccia a destra.
Freno a mano.
Non scendo, è questione di secondi.
Corpo mezzo fuori dal finestrino di destra.
SPOSTATEVI LO VOGLIO VEDERE.
Lo vedo, vedo il gol con un signore che capisce l'urgenza e controlla che non arrivi nessuno per strada e fa il vigile e sposta la gente davanti alla tele e dice FATEGLIELO VEDERE.
Eccitazione.
Entro in casa, sposto fisicamente l'eccitazione di mio marito.
Sposto la mia eccitazione.
Non riesco a calmarci.
Guardo con, veramente, gli occhi fuori dalla testa, i commenti, le interviste, i due gol.
Sposto di nuovo l'eccitazione di mio marito che non fa altro che parlare di quanto è stata bella questa partita e non mi fa sentire niente e mi fa incazzare come una bestia che non l'ho vista e non potrò vedere, a questo punto, nemmeno le altre.
Sembriamo due invasati.

Penso che ricorderò questo europeo con una frase: LIA VATTENE TU LE PARTITE NON LE DEVI GUARDARE COSi' VINCIAMO.

mercoledì 22 giugno 2016

di interesse nazionale

E' tanto che non scrivo qui perché anche se avrei un sacco di cose belle da raccontare sono così stanca che non ce la faccio, niente. Però questa cosa devo condividerla perché è di interesse nazionale: le due partite della Nazionale, quelle che abbiamo vinto,  ecco, causa stanchezza acuta, nonostante mi sia prodotta in notevoli sforzi per guardarle e tifare e gioire, ecco, io ho dormito, in tutte e due. Per dirla giusta durante l'ultima partita mi sono svegliata proprio a ridosso del gol, tipo qualche secondo prima. 

Non so come comportarmi questa sera, mi sento molta responsabilità addosso e tutti mi dicono DEVI DORMIRE DEVI DORMIRE DEVI DORMIRE e sfido chiunque a dormire con tutta questa tensione e poi la partita la vorrei vedere perché mi piace vedere la Nazionale e tifare con tutti gli altri e quindi direi che tutto ciò non aiuta proprio a dormire, ditemi voi se uno può vivere così.

Mi sono cacciata in un bel guaio.




lunedì 9 maggio 2016

Non fa una piega

Come va?

- Mah, dai, lì per lì sto bene.
- Non si dice così, si dice "lì per lì STAVO" bene.
- Ah ok, allora qui per qui sto bene.
- No. Si dice "ora come ora sto bene".
- ...
- ...
- Ma se dico "lì per lì stavo bene", allora dirò, per il presente, che "qui per qui sto bene", nel senso che lì è dove stavo una volta nel passato e qui è dove sto adesso nel presente, giusto? Se invece dico "ora come ora sto bene" per il presente, ovviamente per il passato dirò "allora come allora stavo bene". Ora-allora; qui- lì. Eh. Ma... dimmi, tu come stai?
- ...
- ...
- Stavo meglio allora, lì, quando-dove tu non c'eri.


mercoledì 4 maggio 2016

Io, lei

Gatta: Meeaaww (trad: ho fame).
Io: Sì vieni, ecco i crocchini.

Scrooosscch (rumore dei crocchini che cadono sulla ciotola).

Gatta: Meeaawww (trad: ma io volevo l'umido).
Io: Eh tesoro, oggi questo è quel che passa il convento.
Gatta: ... Mmee (trad: meh)

(Guarda crocchini, guarda padrona, guarda crocchini)

Io: ... Convento, crocchini.
Gatta: ... Mangio eh, ma che convento di mmmeeeaaawww.

(Gliel'ho sentito dire esattamente così).

lunedì 2 maggio 2016

Io, loro

Trad.

- Maestra, guarda, quella formica si sta portando via le caccole della Giulia! (Trad: posso darle anche le mie?).
- Maestra, lui ha mangiato una formica. (Trad: si può? Posso farlo anche io?).
- (tornando dentro dal giardino) Maestra, lei ha le tasche piene di vermi (trad: si può? Perché io li ho appena buttati, se si può li vado a riprendere).
- Maestra, lui si sta mangiando la pasta di sale (trad: posso anche io?).
- Maestra guarda, un uccellino morto! (Trad: posso toccare, aprire, tagliare, squartare, spiumare, mettere nella mia buchetta e portare a casa a farlo vedere alla mamma?).

Adesso andiamo fino a lì saltando su un piede (corrono).
Adesso ci andiamo strisciando (corrono).
Adesso camminando pianissimo (corrono).
Adesso facendo le ranocchie (corrono).
Adesso ci andiamo correndo (mi guardano perplessi).

Me la sono cercata.

- Bambini, vi spiego un gioco nuovo, il gioco del jukebox.
- Cos'è il giuboss?

- Bambini adesso facciamo una foresta di alberi, mettete le braccia sopra la testa e unite le mani come faccio io, ecco, e facciamo una foresta e noi siamo tutti alberi che crescono e si allungano su su su. (La metà di loro non arriva ancora a toccare mano contro mano).

In questi giorni volevo scrivere insieme a loro una filastrocca sulla poesia. Pensavo di intitolarla "ai miei tempi adesso come adesso era primavera".








giovedì 21 aprile 2016

Ascendente capra

Sento il bisogno di raccontare una cosa sulle diete.

Io, per esempio, non ne ho mai fatta una, nel senso che se vedevo l'avanzata della ciccia (vedevo addosso, ho usato la bilancia solo in gravidanza, per dire) mi bastava mangiare un po' meno e ualà, forma ristabilita.
Poi ho superato la soglia 40 anni. Ora vedo l'avanzata della ciccia, mangio meno, la ciccia aumenta.
Non avendo voglia di capire il perché di questo affronto della natura non ho nemmeno azzardato ipotesi antropologiche (che tanto il saperlo non cambia il risultato e adesso sono mentalmente pigra) e invece due anni fa ho deciso di rimettere in bagno la bilancia che riposava felice in un mobile nello sgabuzzino. Tutto bene finché, dopo qualche tempo, accidentalmente (parola di verità), la bilancia è volata  giù dalla finestra. Ero così dispiaciuta che non sono nemmeno andata a prenderla.

Il tempo passa, io lievito ma opto per il chissene.
Quest'anno però decido finalmente di fare sul serio e inizio a mangiare meno da gennaio, comprando una bilancia nuova alla quale prometto miglior sorte della parente defunta, pesandomi, per esempio, solo ogni dieci giorni. Io mangio poco, il tempo passa ma il numero che lei segna è sempre quello. Chiamo mio figlio piccolo per vedere se è guasta, se segna lo stesso numero anche con lui. Lui pesa come un'acciuga e la bilancia va benissimo. La guardo male ma non succedono incidenti di voli dalla finestra. Sono una persona migliore. Più cicciona e migliore.

Siamo in aprile e decido di dare uno shock al mio corpo: vado a correre. Dice che per bruciare bisogna fare quaranta minuti. Ok. Ho la spiaggia, il tempo è buono, vado. Mi porto anche l'orologio e tanta buona volontà. Essendo ascendente capra so che se mi metto in testa qualcosa vado dritto.

Si parte. Hop Hop Hop. Dopo un po' mi sento morire. Penso che possa bastare, sono paonazza pur andando pianissimo (c'è gente in passeggiata che mi supera). Guardo l'orologio per avere un'idea di quanto manca: ho corso tre minuti. 3. TRE.

Capra, ricordati che sei ascendente capra.
E via di HOP, sfidando la morte.

Vado avanti così e riesco a fare un quarto d'ora di andata e uno di ritorno. Spezzato il fiato non va nemmeno male.

Il giorno dopo mi sveglio con una sinusite da strapparmi i denti dalla faccia e con quelli strapparmi il naso, la fronte, le orecchie, le mandibole.

E va bene! Per la prima volta in vita mia inizio la dieta, OCCHEI.

Ho iniziato lunedì e martedì sera la mia mente mi inviava segnali di morte del tipo "tuhuuu mooohrirhaiiii di stehentiii", "il tuo corpo non reggerà queste mancanzeeeeeeh", eccetera.

Ora.
Conto sull'ascendente capra, anche perché in tre giorni ho perso mezzo chilo, il raffreddore è passato e ho voglia di andare a correre.


martedì 19 aprile 2016

Quasi cinque anni

È successo più o meno così: in tre anni, dal 2009 al 2011, ho pubblicato tre libri piccini per bambini, tre piccole storie di una bimba, Sara, un po' poetici un po' surreali un po' me. Fino al 2013 circa li ho presentati ovunque con un gran dispendio di energie e tantissima soddisfazione, dopodiché il crollo, la nausea, il non poterne più, l'aver fatto il pieno.
E però.
E però girava nella mia testa una quarta storia di cui sapevo solo alcune cose. La primavera scorsa ho disegnato alcune tavole ma non avevano il verso, non avevano nessun collegamento tra di loro, non trovavo il filo nonostante fosse proprio un filo a legarle insieme e a dare continuità. Soffro l'imbarazzo e il senso di inadeguatezza nel non essere illustratrice e nel voler insistere a illustrare le mie storie ma un amico mi disse che erano belle, che parlavano ai bambini, e queste parole me le sono tatuate dentro.
Quella stessa primavera sono successi diversi casini che mi hanno, diciamo,  distratto dal disegnare e il tavolo è rimasto lì con pennelli colori matite carta abbandonati, un fermo immagine da fuga per terremoto. Non riuscivo né a pulirlo né ad usarlo e tutto questo mi metteva in crisi.

Mi sono detta aspetta. 

Nel frattempo cercavo ostinatamente di inventare questa storia e ne venivano fuori oscenità e banalità. Non funziono così, devo rassegnarmi.

Verso dicembre ho deciso di liberare il tavolo. Mi son detta che se non deve succedere non succede e stop, via tutto, pulizia. Metto tutto via e amen. Abbandono il progetto.
Ne parlo con un'amica che mi dice (stupendomi non poco) che mi bada, che ci sono persone che aspettano un'altra storia, lettori affezionati. Stessa cosa succede di lì a poco ad una cena con amici .
A Natale regalo una copia del secondo libro ad un'amica. Quando ci incontriamo di nuovo mi dice ma sono i tuoi? e che i miei libri li conosceva benissimo e che le piace un sacco il segno e fanne un altro dai dai dai eccetera. Un'altra mi telefona e mi racconta che il figlio adora i libri di Sara che lei tiene "in alto", come reliquie. E tutto questo, nonostante farmi un gran piacere, aumentava la mia ansia.

Poi un giorno, facendo le pulizie, mi è apparsa la storia, tutta. Io non so dirvi perché dando lo straccio sotto al tavolo della sala io abbia sempre le migliori folgorazioni creative, ma è così. Funziono così. Ho ritirato fuori tutto, ho preparato il tavolo, sono andata a comprare la carta e in poco tempo la storia è nata. E tutto è filato dritto (tranne il fatto che la forma delle tavole non l'ho decisa io, ma la storia).

Oggi ho consegnato le tavole alla mia adorata editrice (senza la quale tutto questo non sarebbe possibile) e a breve si va in stampa.

Quando le ho detto che sono passati cinque anni dall'ultimo libro non ci credeva nemmeno lei.
Si riparte.

martedì 29 marzo 2016

Vacanze

Come hai passato le vacanze?

Ho disegnato (scarabocchiato), suonato (strimpellato), pulito, stirato, ho fatto stretching ( visto che ho il torcicollo ho provato a fare la spaccata destra e sinistra, mi sono inchiodata a terra, il torcicollo resta e non riesco a fare le spaccate), ho sciolto la cioccolata delle uova per fare delle barrette ("ma non potevi lasciarla a forma di uovo spaccato?" Certo, ma vuoi mettere?), ho letto, ho dormito, ho fatto famiglia, sistemato foto, ascoltato musica.

E non sei mai uscita di casa?

No, ma mi sono vestita lo stesso.

martedì 22 marzo 2016

Lezioni

Imparare uno strumento da sola credo sia, tipo, una follia. Riguardo gli esercizi dopo un po' di tempo che non mi siedo qui e leggo i miei commenti sul libro. Rido. "Difficile"; "difficilissimo"; "riprovato, bene al primo colpo"; "riuscita, che soddisfazione enorme!!!"; "molto molto molto difficile"; "capito abbastanza". "Allegro. Seh, con la lentezza con cui lo faccio io, non credo proprio".

Il fatto é che mi correggo da sola, come succedeva a scuola, ché quando ero piccola io ci lasciavano il tempo di sbagliare sbagliare sbagliare e poi di autocorreggerci.

Oppure sto continuando imperterrita a sbagliare tutto, eseguendo una, diciamo così, originale lettura delle note. Mi prendo questa libertà, non me ne vogliano i musicisti veri.

sabato 12 marzo 2016

Notizie

E' marzo! salutiamo tutti Marzo! Ciaaaooo Maaarzo.

Bene, fatti i dovuti saluti, dirò che scrivere un post al giorno è troppo anche per me che scrivo cazzate anche mentre guido. Una volta ho cercato dentro al cruscotto una cosa su cui scrivere il pensierino del momento (stupido, ovviamente) e ho trovato i pannolini di quando il piccolo era molto piccolo. Ogni supporto è buono, anche perché con l'avanzare dell'età, oltre a diventare sempre più stupidi, i pensierini diventano anche sempre più sfuggevoli, un secondo ce l'ho in mente e il nano-secondo dopo ops, ciao. Però ammetto che un post al giorno no, è troppo.
Ma oggi salutiamo Marzo con questo primo post che dice:

dopo ben 5 anni (impossibile, dove sono stata tutto questo tempo?) ho partorito la quarta storia di Sara. Era tanto che ci pensavo e l'illuminazione è arrivata mentre davo lo straccio sotto al tavolo della sala alle ore 11,43 di questa mattina. Spesso ho le illuminazioni dando lo straccio.
No, a casa vostra non funzionerebbe, bel tentativo comunque.

Da qui a realizzarlo è tutto un dire, ma l'idea adesso c'è e mi soddisfa assai.
Alé.

venerdì 26 febbraio 2016

io non ci capisco

Ho quarantadue quasi quarantatre anni e sto praticamente iniziando a suonare uno strumento musicale per il quale, si dice da sempre, è importante iniziare prestissimo. E mi sto rendendo conto che con la passione e l'impegno ce la posso fare senza grossi drammi e che anzi, l'esercizio mi aiuta a tenere elastica la testa, che ieri era giovedì e io ero convinta fosse mercoledì e la mia collega a un certo punto mi ha anche detto Bé, mi consolo.

Allora ho pensato che ho ancora tanta vita davanti per imparare un sacco di cose.

Poi mi è venuto anche questo pensierino: noi umani facciamo di tutto per riuscire a vivere fino a duemila e novecento anni  e però non facciamo altro che anticipare le tappe ai bambini su tutto e a inondarli di stimoli precocissimamente.
Forse abbiamo questa idea che sia giusto imparare il massimo possibile prestissimo, anzi, prima di presto, e di più, di più di più di più, e di questo passo non bastano mai le cose da proporre e far vivere ai bambini e ovviamente sempre prima e con aspettative che lasciamo perdere.
Poi ci lamentiamo che non sanno stare fermi, che sono ansiosi, che non hanno passioni sono depressi e non sono creativi. 

Per fare un esempio banale, so che sono controcorrente, ma invece di portare i bambini di sei mesi alle letture dei libri, raccontategli storie a casa, anche inventate, senza nient'altro che la vostra voce e le vostre espressioni e il vostro corpo, che per il libro c'è tempo. 

...mio figlio a sette mesi camminava, il mio leggeva, il mio suonava Wagner in pancia con il cordone ombelicale; il mio ha tre anni e sa fare le moltiplicazioni a sei cifre, a mente, in verticale; il mio ha copiato la gioconda a due anni; il mio ha otto mesi e suona sei strumenti contemporaneamente anche con le dita dei piedi e i peli delle braccia, il mio...

Lasciateli stare, vaccaboia.
(scusate lo sfogo)


giovedì 18 febbraio 2016

Le mani

Ho iniziato tre volte a suonare il pianoforte, la prima nel millenovecentonovantaequalcosa, la seconda un anno fa, la terza oggi. 
Ho iniziato tre volte a disegnare, la prima nel duemilanove, la seconda un anno fa, la terza da poco. 
Avevo smesso l'anno scorso in marzo perché sono stata presa sotto un treno di sfighe che mi hanno, diciamo, distratta.
Ho girato attorno ai colori e ai tasti per giorni, con un senso di repulsione misto ad attrazione fatale (e dolore).

Volevo dire questo: le mani si ricordano tutto. 
E anche questo: le mani mi aiuteranno a dimenticare.


mercoledì 17 febbraio 2016

nuove consapevolezze 2

Oggi, di colpo (perché queste cose le capisci di colpo), ho realizzato che non farò mai cose in cui non credo.

domenica 14 febbraio 2016

Non dovevano lasciarmi sola con le cozze

E così, per la prima volta in vita mia, preparo le cozze.
Non mi piace fare il pesce ma tocca sempre a me, e poi fa bene. E poi queste sono un regalo voglio approfittarne e sono fresche e insomma, facciamolo.
"Prima le devi pulire", mi dicono.
Ora, se chiedi a qualcuno di pulire una qualsiasi cosa per la prima volta nella sua vita, la tira a lucido, ci mette tutto se stesso per fare il miglior lavoro della vita, di equiparare chi lo fa da sempre, di dimostrare di essere capace, di non essere da meno.

E andiamo, cozze.

Così sono lì nel lavandino di sinistra e una ad una le prendo, le guardo, tolgo la barbetta e inizio a pulirle e poi a passarle nel lavandino di destra. Inizio a pulirle bene, anzi, benissimo. A lucidarle, una ad una. E mentre faccio questo mi viene anche da parlarci, come sei bella, cozza, che colorito nero con sfumature perlate, e tu, guarda qui, tu sei proprio perfetta, la modella cozza, nera e pulita, ma dove sei stata? Nulla ti si è attaccato sopra, nessuna tellina, non hai alghe, come hai fatto a restare così perfetta e bella, cozzina mia? E guardati, tu, cozza numero tre, piena di alghe, grossa, ti si sono attaccate tutte le telline del mare a te, sei anche piena di alghe, di croste bianche che non vengono via, che non vengono via, che non vvveeenngoooonnoovviaa, direi che sei la cozza più brutta del mondo, ma chi siamo noi per giudicare dall'aspetto, eh? ma chi lo dice che tu non sia la più buona? Magari la cozza modella, quella smorfiosa, è bellissima ma fa schifo, di sapore. Che ne sappiamo noi?

E via così. Per quarantasei cozze.
Per due volte. Tirate a lucido come se dovessero andare al ballo delle debuttanti cozze.

Dopo una fatica immonda guardo in internet una ricetta base e ho solo aglio, olio e vino (niente prezzemolo, per dire) (amen). Soffritto, cozze in pentola, poi qualcuna si apre, le saluto, spruzzata di vino, si aprono tutte nel giro di poco, saluto con la mano, faccio i complimenti a tutte le mie adorate cozzine. Brave cozzine.
Speriamo bene, va.

Dice che sono venute buonissime. Io mica lo so, a me le cozze fanno schifo.

mercoledì 10 febbraio 2016

Sono solo le 8:17

Ho sognato che cercavo le vie in discesa di una città (che vedo sempre nei miei sogni ma non so che città sia) e poi, infilata in un sacco della spesa grande, in piedi, scivolavo e scivolavo e scivolavo veloce, tipo skate. Poi mi sono fermata al mercato. È stato divertentissimo.

Fuori c'è tanti cieli e un vento da far diventare matti. Sono sveglia da un'oretta scarsa, ne sono successi già seicentomila, di guai.

Resto curiosa.

lunedì 8 febbraio 2016

Oh, l'ho detto.

Invecchiare, come insegnare, è un atto di generosità. Quindi, se non volete invecchiare, fate i vostri conti.

domenica 7 febbraio 2016

Fa strano

A mezzogiorno, che si è appena svegliato, appare in cucina a petto nudo con il parka, direttamente dalla sua camera, quattordicenne bello come il sole, e si fa un panino con il formaggio. Rido. Mi chiede perché rido, gli dico che mi fa ridere vederlo vestito così. Tiene caldo, mi dice. Sì ma fa strano, dico io. Silenzio. Taglia il pane, ci spalma su il formaggio, dà un morso. Poi mi guarda. Mi sto cucendo il tutù bianco per il vestito di carnevale. Da ballerina. A 42 anni e mezzo.


venerdì 5 febbraio 2016

cose del 5 febbraio

Oggi sono stata invitata ad un incontro con l'autore e l'autore ero io e a un certo punto mi sono accorta che quando è uscito il primo libro quei lettori lì non erano mica ancora nati.


giovedì 4 febbraio 2016

Nuove passioni

Non so quando sia successo, ma al momento provo dell'interesse vero per i lavori in corso. Sono diventata una vecchia che guarda i lavori, prediligo quelli stradali. Si dà il caso che nel mio paese stiano per creare una via nuova e sarei sempre lì a documentare, capire. Deve essere la mia vena nostalgica. O forse è l'età che avanza unita ad una mia anima profondamente "anziano signore". Il passo successivo sarà dare consigli ma a quel punto non so, penso scatterà la timidezza. Ah, però, aspetta, i vecchi non sono mai timidi.

È iniziata una nuova meravigliosa era, per me.

mercoledì 3 febbraio 2016

Delle volte bisognerebbe menarsi

Quando mi dicono " Oh, tesoro! Vorrei poter vivere nel tuo mondo", mi sorge dal profondo il Porca Troia delle grandi occasioni.

martedì 2 febbraio 2016

Il bruciorino

Un giorno di qualche tempo fa, a scuola, in giardino, mentre ci godevamo il sole di gennaio e il cielo blu, si chiacchierava, si diceva che il meteo prevede una settimana ancora più soleggiata e calda. Il commento è stato semplice e immediato: speriamo che non ce la faccia pagare questa estate.
L'ho sentito dire così tante volte che mi è sembrata una previsione piuttosto logica. Eppure oggi qualcosa mi ha infastidito, quando senti un bruciorino e non sai perché.

E poi niente, questa sera mentre toglievo la spesa dalle scatole ripensavo a quella frase e mi è venuto in mente che da piccola la mia mente funzionava più o meno così: a seguito di una cosa bellissima che mi succedeva, sapevo (ripeto: sapevo) che me ne sarebbe successa una brutta. Mi sono sempre data questa spiegazione: deve essere perché il cosmo pareggia il conto, come una specie di omeostasi universale. Non me la spiegavo con queste parole, per la verità non me la spiegavo affatto, mi limitavo a prenderne atto.
Ma non solo, oltre a pensare che ci deve per forza essere un nesso causale, mi devo essere spinta oltre pensando di poterlo controllare: mi basterà  limitare il godimento.
Limpido.

Peccato che così non vada proprio bene bene. Sempre quel bruciorino, saranno i quarant'anni, inizi a voler riprogrammare le tue varie cazzate mentali. E il bello è che scopri che non è così difficile.

E insomma, sempre mentre spostavo roba dalle scatole ai pensili in cucina, proprio come uno più uno fa due, mi è tornata in mente una frase saggissima, una cosa che il mio bisnonno disse alla mia bisnonna quando provò a darle il primo bacio e lei si scansò (1918 o giù di lì). Il mio bisnonno le disse questo: "La vita e bella ma bisogna sapersela godere". Poi inforcò la bici e se ne andò lasciandola nelle lacrime.

Quindi oggi volevo dire grazie al mio bisnonno.

venerdì 29 gennaio 2016

Nuove consapevolezze

Ho capito di essere diventata grande perché durante l'influenza non ho pianto.

Ho capito che sono diventata vecch, no spe, grande perché durante l'influenza ho pensato che non finirà mai più, che avrò una temperatura di 39 e mezzo per sempre e poi direttamente la morte.

Ho capito cosa significa scelte impossibili: mi sono dovuta stendere per terra per non svenire mentre facevo al cacca e intanto che ero stesa continuava a scapparmi fortissimo. Alzarsi e rischiare di svenire facendo la cacca o stare stesa a terra rischiando di non riuscire più a trattenerla?

Poi uno dice che con la febbre non devi piangere.



martedì 19 gennaio 2016

Li buoni propositi

Volevo scrivere un post al giorno e poi ho portato il coso ad aggiustare, quindi niente. Adesso ce l'ho.

Oggi 19 gennaio ore sette e trenta un'alba rossa prima del solito, il gelo di fuori, la fantastica idea di spruzzare l'acqua in corsa, il ghiaccio istantaneo e poi, ovviamente, darci di tergicristallo.

L'anno continua a promettere bene.


giovedì 14 gennaio 2016

Sul divano

E sul divano, si parla di cose, ha ancora il cappotto addosso e una sciarpa nuova, e gli chiedo della sciarpa, mi dice Me l'hanno regalata, gli dico Chi? Mi dice Perché avevo perso la mia, me l'hanno regalata, gli dico Chi? Mi dice Quella grigia e nera, l'ho persa, allora oggi mi hanno regalato questa, gli dico CHI? Mi dice Te non ti preoccupare.

Va bene, non mi preoccupo. Bella sciarpa, devo dire.
E aveva anche una bottiglia di vino. Bianco. Regalato anche quello. Bevuto, buono.

mercoledì 13 gennaio 2016

Tipo così

Sai tipo ogni giorno, a fine giornata, fare una specie di resoconto interiore, tipo oggi 13 gennaio, che è l' anniversario di matrimonio dei miei genitori, che ho sbagliato strada sei volte, che è un dato sensazionale considerando che sono andata e tornata dal lavoro, che non c'è nemmeno una nuvola su cui avere la testa, il cielo è terso, l'aria frizzante e c'è lassù uno spicchio di luna da sogni grandi.

Ecco, una cosa così.

sabato 9 gennaio 2016

Il buio

Io ho un rapporto strano con il buio perché a me il buio piace. Prima, per esempio, ero in un palazzetto e ad un certo punto si sono spente le luci, e io lì per lì ho pensato "oh come si sta bene così", e invece no, niente, attorno a me ho avvertito preoccupazione e siccome di solito tra persone ci si contagia, soprattutto con la paura, io avrei dovuto preoccuparmi e invece niente. E questa cosa del buio, del mio rapporto bello con il buio, la sto meditando parecchio, ultimamente. A scuola c'è il bagno degli insegnanti che non ha finestre e io prima di uscire spengo sempre la luce e resto lì un po', al buio, da sola, a bearmi. E allora mi chiedevo, siccome so che è un comportamento che di solito le persone non hanno, anzi, le persone al buio accendono la luce, le persone di solito non sono felici al buio, alcune hanno proprio paura, del buio, anche se sono grandi, mi chiedevo se per caso questa mia preferenza, nel senso, che sono strana lo sapevo già, ma voglio dire, tutto in regola, dottore?