giovedì 21 aprile 2016

Ascendente capra

Sento il bisogno di raccontare una cosa sulle diete.

Io, per esempio, non ne ho mai fatta una, nel senso che se vedevo l'avanzata della ciccia (vedevo addosso, ho usato la bilancia solo in gravidanza, per dire) mi bastava mangiare un po' meno e ualà, forma ristabilita.
Poi ho superato la soglia 40 anni. Ora vedo l'avanzata della ciccia, mangio meno, la ciccia aumenta.
Non avendo voglia di capire il perché di questo affronto della natura non ho nemmeno azzardato ipotesi antropologiche (che tanto il saperlo non cambia il risultato e adesso sono mentalmente pigra) e invece due anni fa ho deciso di rimettere in bagno la bilancia che riposava felice in un mobile nello sgabuzzino. Tutto bene finché, dopo qualche tempo, accidentalmente (parola di verità), la bilancia è volata  giù dalla finestra. Ero così dispiaciuta che non sono nemmeno andata a prenderla.

Il tempo passa, io lievito ma opto per il chissene.
Quest'anno però decido finalmente di fare sul serio e inizio a mangiare meno da gennaio, comprando una bilancia nuova alla quale prometto miglior sorte della parente defunta, pesandomi, per esempio, solo ogni dieci giorni. Io mangio poco, il tempo passa ma il numero che lei segna è sempre quello. Chiamo mio figlio piccolo per vedere se è guasta, se segna lo stesso numero anche con lui. Lui pesa come un'acciuga e la bilancia va benissimo. La guardo male ma non succedono incidenti di voli dalla finestra. Sono una persona migliore. Più cicciona e migliore.

Siamo in aprile e decido di dare uno shock al mio corpo: vado a correre. Dice che per bruciare bisogna fare quaranta minuti. Ok. Ho la spiaggia, il tempo è buono, vado. Mi porto anche l'orologio e tanta buona volontà. Essendo ascendente capra so che se mi metto in testa qualcosa vado dritto.

Si parte. Hop Hop Hop. Dopo un po' mi sento morire. Penso che possa bastare, sono paonazza pur andando pianissimo (c'è gente in passeggiata che mi supera). Guardo l'orologio per avere un'idea di quanto manca: ho corso tre minuti. 3. TRE.

Capra, ricordati che sei ascendente capra.
E via di HOP, sfidando la morte.

Vado avanti così e riesco a fare un quarto d'ora di andata e uno di ritorno. Spezzato il fiato non va nemmeno male.

Il giorno dopo mi sveglio con una sinusite da strapparmi i denti dalla faccia e con quelli strapparmi il naso, la fronte, le orecchie, le mandibole.

E va bene! Per la prima volta in vita mia inizio la dieta, OCCHEI.

Ho iniziato lunedì e martedì sera la mia mente mi inviava segnali di morte del tipo "tuhuuu mooohrirhaiiii di stehentiii", "il tuo corpo non reggerà queste mancanzeeeeeeh", eccetera.

Ora.
Conto sull'ascendente capra, anche perché in tre giorni ho perso mezzo chilo, il raffreddore è passato e ho voglia di andare a correre.


martedì 19 aprile 2016

Quasi cinque anni

È successo più o meno così: in tre anni, dal 2009 al 2011, ho pubblicato tre libri piccini per bambini, tre piccole storie di una bimba, Sara, un po' poetici un po' surreali un po' me. Fino al 2013 circa li ho presentati ovunque con un gran dispendio di energie e tantissima soddisfazione, dopodiché il crollo, la nausea, il non poterne più, l'aver fatto il pieno.
E però.
E però girava nella mia testa una quarta storia di cui sapevo solo alcune cose. La primavera scorsa ho disegnato alcune tavole ma non avevano il verso, non avevano nessun collegamento tra di loro, non trovavo il filo nonostante fosse proprio un filo a legarle insieme e a dare continuità. Soffro l'imbarazzo e il senso di inadeguatezza nel non essere illustratrice e nel voler insistere a illustrare le mie storie ma un amico mi disse che erano belle, che parlavano ai bambini, e queste parole me le sono tatuate dentro.
Quella stessa primavera sono successi diversi casini che mi hanno, diciamo,  distratto dal disegnare e il tavolo è rimasto lì con pennelli colori matite carta abbandonati, un fermo immagine da fuga per terremoto. Non riuscivo né a pulirlo né ad usarlo e tutto questo mi metteva in crisi.

Mi sono detta aspetta. 

Nel frattempo cercavo ostinatamente di inventare questa storia e ne venivano fuori oscenità e banalità. Non funziono così, devo rassegnarmi.

Verso dicembre ho deciso di liberare il tavolo. Mi son detta che se non deve succedere non succede e stop, via tutto, pulizia. Metto tutto via e amen. Abbandono il progetto.
Ne parlo con un'amica che mi dice (stupendomi non poco) che mi bada, che ci sono persone che aspettano un'altra storia, lettori affezionati. Stessa cosa succede di lì a poco ad una cena con amici .
A Natale regalo una copia del secondo libro ad un'amica. Quando ci incontriamo di nuovo mi dice ma sono i tuoi? e che i miei libri li conosceva benissimo e che le piace un sacco il segno e fanne un altro dai dai dai eccetera. Un'altra mi telefona e mi racconta che il figlio adora i libri di Sara che lei tiene "in alto", come reliquie. E tutto questo, nonostante farmi un gran piacere, aumentava la mia ansia.

Poi un giorno, facendo le pulizie, mi è apparsa la storia, tutta. Io non so dirvi perché dando lo straccio sotto al tavolo della sala io abbia sempre le migliori folgorazioni creative, ma è così. Funziono così. Ho ritirato fuori tutto, ho preparato il tavolo, sono andata a comprare la carta e in poco tempo la storia è nata. E tutto è filato dritto (tranne il fatto che la forma delle tavole non l'ho decisa io, ma la storia).

Oggi ho consegnato le tavole alla mia adorata editrice (senza la quale tutto questo non sarebbe possibile) e a breve si va in stampa.

Quando le ho detto che sono passati cinque anni dall'ultimo libro non ci credeva nemmeno lei.
Si riparte.